Con l’arrivo della stagione fredda le giornate si accorciano, i ritmi cambiano, la mancanza di sole e di vitamina D colpisce l’umore dei più meteoropatici. Emozioni come tristezza, melanconia e nostalgia si alternano, spesso, a stati d’ansia. Come imparare a riconoscerli, gestirli e trascenderli?
Per prima cosa definiamo queste tre emozioni a tendenza depressiva, molto simili nella loro sintomatologia ma con radici diverse.
Tristezza, melanconia e nostalgia: quali sono le differenze?
La tristezza è di solito indotta da una situazione specifica, qualcosa che succede nel presente e arriva da fuori: una circostanza, un evento, una parola negativa…
La melanconia, invece, è un sentimento di tristezza per qualcosa d’indefinito, rivolto al futuro.
In tedesco esiste una parola che non ha un preciso corrispettivo in italiano, sensucht: definisce un anelare verso qualcosa d’impreciso, basato su un’inquietudine esistenziale. È quindi un’emozione generata da dentro.
La nostalgia, invece, è solitamente rivolta al passato. Ma possiamo essere anche nostalgici verso una vita che non vivremo mai, verso quindi una dimensione parallela e irraggiungibile.
Quando sono giù…
Stati ansiosi e stati depressivi, pur presentando sintomi diametralmente opposti, sono le due facce dello stesso disagio. Come scrive Bo Forbes nel suo libro Yoga for Emotional Balance, se è vero che non si può essere depressi e ansiosi contemporaneamente, è provato che si può avere una mente depressa in un corpo ansioso o, viceversa, una mente ansiosa in un corpo depresso… o oscillare repentinamente da uno stato all’altro.
È quello che è successo a me l’altra sera. Uno sciocco equivoco ha portato la mia mente a vagare nel passato, a riflettere su come abbia reagito a esso, e a come la mia reazione abbia dato forma al mio presente. Per un momento mi sono chiesta cosa stessi facendo qui, se ne valesse veramente la pena, e se fossi sulla giusta via. Sentimenti di nostalgia, tristezza e melanconia si sono mescolati e accavallati a stati d’ansia verso un futuro incerto. Per fortuna, oggi, grazie a un percorso di crescita personale iniziato circa dieci anni fa, posseggo gli strumenti per gestire questi momenti in cui sento forte il peso dell’esistenza o “la fatica di vivere”, per dirla alla Cesare Pavese.
Gestire la tristezza: sette mantra positivi
La prima consapevolezza che ho raggiunto è che questi momenti di sconforto vanno non solo accettati, ma anche accolti quando ci fanno visita. Sono le ombre che affiorano quando non siamo totalmente radicati nel presente e veniamo, così, presi alla sprovvista. Far emergere, invece, il lato più divino, puro e solare di noi richiede uno sforzo, un impegno e una tremenda attenzione.
Quando mi sento giù, ora, sono capace di identificare il disagio molto più rapidamente. Senza attribuirgli un nome preciso, ne riconosco la presenza. Lo osservo crescere. Lo lascio passare. Sono presente, ma non faccio nulla per scansarlo. Seduta in silenzio, riporto il respiro nel corpo con una bella inspirazione, ed espirando focalizzo l’attenzione su sette “mantra” positivi:
- Offro la mia gratitudine all’universo – non solo per quello che ho o sono, ma semplicemente per essere parte di questa vita.
- Non faccio confronti. Spengo Facebook.
- Cerco di pensare in maniera più ampia – non ci sono solo io su questo pianeta con le mie paturnie.
- Mi ripeto: “Sono ok come sono, qui e ora”.
- Ricordo a me stessa la ragione ultima per la quale sia su questo cammino.
- Mi concentro sul dare amore. L’unico modo per ricevere è dare. Sono due forze in apparente opposizione che lavorano sullo stesso principio dell’interazione tra gravità e antigravità.
- Prego. Prego l’universo di darmi il coraggio di cambiare quello che non va, la forza di accettare ciò che non posso cambiare, e la saggezza di discernere tra i due. Prego per le persone intorno a me, perché trovino loro stesse pace e serenità. Invoco, infine, un desiderio personale, che, indirettamente, beneficerebbe le persone intorno a me, oltre ad arricchire la mia vita. E, soprattutto, prego sempre senza attaccamento o accanimento e con la consapevolezza che un desiderio si possa materializzare in varie forme e a tempo dovuto.
Infine, mi adopero a fare tutte quelle piccole cose che mi fanno sentire bene: leggo, pratico yoga, scrivo, canto, ballo e rido…
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