Krishna Pattabhi Jois ha grandemente contribuito alla conservazione e diffusione dell’insegnamento pratico e filosofico dello yoga. Presentandone la biografia, vogliamo continuare a ricordare i più famosi e importanti Maestri contemporanei di yoga a livello mondiale.
I primi anni di vita
Krishna Pattabhi Jois nacque 26 luglio 1915, quinto di nove figli di una famiglia appartenente alla casta dei bramini, nel piccolo villaggio di Kowshika, a centocinquanta kilometri da Mysore, nello stato del Karnataka, nell’India meridionale. All’età di cinque anni cominciò a studiare il sanscrito e i rituali religiosi sotto la guida del padre, che era sacerdote, astrologo e proprietario terriero. Più tardi, studiò presso la scuola media di Hassan, non lontano da Kowshika. Nessun membro della sua famiglia si era mai avvicinato allo yoga. A quei tempi, infatti, lo yoga era perlopiù visto come una pratica esoterica, adatta soltanto alle persone che, come i monaci, desiderassero ritirarsi dal mondo. Si riteneva infatti che se una persona non destinata ad una vita ascetica si fosse dedicata alla pratica dello yoga, essa avrebbe seriamente corso il rischio di trascurare tutti i propri doveri quotidiani, fino ad arrivare ad abbandonare la propria famiglia.
La scoperta dello yoga
Si dice che Pattabhi Jois amasse citare un passo della Bhagavad Gita, un poema che, oltre a far parte di uno dei due grandi testi epici dell’India – il Mahabharata – , è anche il più antico e famoso testo sullo yoga e contiene gli insegnamenti del dio Krishna al guerriero Arjuna.
In quel passo, il dio Krishna dichiara che una persona si avvicina allo yoga nel corso della propria vita solo avendolo praticato in una vita precedente, e che quella persona è attratta allo yoga al di là della propria volontà, come se esso fosse una calamita. Deve essere proprio andata così anche per Pattabhi Jois il quale, nell’autunno del 1927, all’età di dodici anni, su consiglio di un amico decise di andare ad assistere a una “lezione-dimostrazione” di yoga presso la scuola media di Hassan. In quell’occasione, anche se non capì completamente il senso di quella dimostrazione, egli rimase affascinato dagli asana eseguiti da uno yogi dall’aspetto forte e robusto che “saltava” da una posizione all’altra in maniera aggraziata e con grande naturalezza. La cosa gli piacque a tal punto che, il giorno dopo, si recò a casa dello yogi chiedendogli di istruirlo in quella disciplina. Per tutta risposta, e in modo piuttosto burbero, lo yogi gli fece varie domande per capire bene chi fosse il ragazzino che aveva di fronte, poi gli disse di ripresentarsi da lui il giorno dopo. Questo yogi era il grande maestro Tirumali Krishnamacharya, con il quale Pattabhi Jois avrebbe poi studiato per circa venticinque anni.
Egli apprese da Krishnamacharya i metodi illustrati in un antico manoscritto sull’Ashtanga Yoga chiamato Yoga Korunta (il termine korunta significa “gruppi” e si dice che il manoscritto contenesse appunto la lista di molti e diversi “raggruppamenti” di vari asana, oltre a istruzioni riguardanti il vinyasa, le drishti, i bandha, i mudra, e una parte sulla filosofia). Krishnamacharya, che ne aveva imparato il contenuto a memoria direttamente dalla voce del suo maestro, Rama Mohan Brahmachari, lo trasmise a Pattabhi Jois. Oggi si ritiene che l’Ashtanga Yoga insegnato da quest’ultimo abbia la sua origine proprio in quel testo, che pare non esista più (per ulteriori informazioni sullo stile chiamato Ashtanga Yoga, vedere anche l’articolo “Cos’è l’Ashtanga Yoga?”).
Pattabhi Jois rimase a studiare sotto la guida di Krishnamacharya per due anni consecutivi e, durante quel periodo, il maestro lo fece anche partecipare all’esecuzione di varie dimostrazioni di yoga al pubblico. Egli non informò la sua famiglia del fatto che aveva cominciato a praticare lo yoga, a cui si dedicava al mattino presto, prima di andare a scuola. Nel 1930, dopo lo svolgimento della cerimonia che segna per i Bramini il passaggio alla vita adulta e a quella spirituale, Pattabhi Jois lasciò Kowshika per andare a Mysore, con pochi spiccioli in tasca, senza dirlo a nessuno, intenzionato a frequentare il “Maharaja Sanskrit College” in quella città. Una volta giunto a destinazione, Pattabhi Jois fu ammesso gratis in quella Scuola per il fatto di appartenere alla casta dei bramini. Questa fu la sua fortuna, ma per alcuni anni dovette comunque accontentarsi di una vita molto modesta. Egli scrisse a suo padre per informarlo su dove fosse e che cosa stesse facendo solo tre anni dopo aver lasciato la sua casa natale. Lo spostamento di Pattabhi Jois a Mysore comportò un’interruzione dei contatti con Krishnamacharya fino al 1931, quando quest’ultimo si recò a Mysore per eseguire una dimostrazione di yoga presso il “Maharaja Sanskrit College”. Proprio in quel periodo il Maragià Krishna Rajendra Wodeyar si ammalò improvvisamente e, dopo essere stato informato delle grandi capacità di Krishnamacharya, chiese di essere da lui curato con lo yoga. Una volta guarito, il Maragià, estremamente grato a Krishnamacharya, fece costruire per lui una yoga shala (un luogo deputato alla pratica dello yoga; shala letteralmente significa “casa” in sanscrito) nei giardini del suo palazzo. Krishnamacharya rimase a Mysore per vent’anni e, grazie sia alla generosità che al grande interesse del Maragià per lo yoga, Krishnamacharya, Pattabhi Jois e altri allievi della yoga shala vennero inviati in ogni parte dell’India per eseguire dimostrazioni, studiare testi, e fare ricerche sulle varie scuole e stili di yoga. Dopo aver fatto tutto questo, Pattabhi Jois giunse alla conclusione che Krishnamacharya era l’unica persona che egli avesse mai incontrato ad avere una conoscenza piena dei veri metodi di yoga.
Insegnamento
Durante il periodo trascorso presso la yoga shala istituita dal Maragià, Pattabhi Jois assisteva Krishnamacharya nelle sue lezioni, o insegnava lui stesso se il maestro tardava ad arrivare. Il Maragià, che qualche volta frequentava le lezioni nella yoga shala, notò le capacità di Pattabhi Jois e volle che cominciasse ad insegnare yoga regolarmente presso il “Maharaja Sanskrit College”, garantendogli una retribuzione, vitto e alloggio. Pattabhi Jois cedette alla richiesta del Maragià, anche se avrebbe preferito continuare a fare lo studente ancora per un po’. Krishnamacharya approvò questa decisione e gli conferì anche un certificato per l’insegnamento dopo avergli fatto superare una prova piuttosto impegnativa, consistente nel guarire un malato che lui stesso gli aveva affidato. Il primo marzo del 1937 Pattabhi Jois cominciò a insegnare presso il “College” dove sarebbe diventato capo del “Dipartimento di yoga” che avrebbe diretto fino al 1973, anno in cui si ritirò dall’insegnamento presso quella scuola.
Sempre nel 1937, Pattabhi Jois si sposò con Savitramma, la giovanissima figlia di uno studioso di sanscrito. Savitramma, poi conosciuta semplicemente come “Amma” (mamma), era stata la sua prima allieva e si dice che imparò da lui tutte le Serie dell’Ashtanga Yoga. Amma fu sempre una presenza preziosa per Pattabhi Jois, non solo come compagna nella vita, ma anche come “spalla” nell’insegnamento dello yoga e dei testi in sanscrito a esso relativi. La coppia ebbe tre figli – Saraswati, Manju e Ramesh – e tutti hanno imparato lo yoga fin da quando erano bambini, proprio come Pattabhi Jois e contrariamente a ciò che successe nella sua famiglia d’origine, dove nessuno tranne lui si interessò a questa disciplina.
Con la morte del Maragià Krishna Rajendra Wodeyar nel 1940, terminò il sostegno che Krishnamacharya e Pattabhi Jois avevano ricevuto fino a quel momento, poiché il suo successore non sembrava particolarmente interessato allo yoga. Pattabhi Jois continuò a insegnare presso il “College”, anche se in condizioni finanziarie molto precarie perché ora aveva anche una famiglia da mantenere. Le cose migliorarono quando, verso la metà degli anni cinquanta, egli ottenne il ruolo di professore. Nel 1948, mentre insegnava ancora a Mysore, Pattabhi Jois fondò l’Ashtanga Yoga Research Institute a Lakshmipuram, col proposito di sperimentare gli aspetti curativi dello yoga così come appresi da Krishnamacharya e dagli antichi testi. In seguito a quest’iniziativa, vari medici affidarono a Pattabhi Jois i loro pazienti per la cura di malattie e disturbi. La sede di Lakshmipuram, che inizialmente constava di due stanze, sarebbe stata poi ampliata nel 1964 e, all’incirca in quel periodo, André Van Lysebeth volle incontrare Pattabhi Jois dopo aver ricevuto informazioni su di lui da un ex allievo di quest’ultimo. Van Lysebeth conosceva il sanscrito e, nei due mesi trascorsi insieme a Pattabhi Jois, imparò le prime due Serie dell’Ashtanga Yoga. Nel suo libro intitolato Pranayama, Van Lysebeth incluse una fotografia di Pattabhi Jois con nome e indirizzo. Questo piccolo gesto di Van Lysebeth avrebbe avuto conseguenze notevoli per la diffusione del metodo insegnato da Pattabhi Jois.
Nel 1998, Pattabhi Jois spostò la propria residenza a Gokulam, un sobborgo di Mysore, ma continuò anche a lavorare a Lakshmipuram. Nel 2002, egli creò uno spazio più ampio di fronte alla sua casa a Gokulam, che divenne la nuova sede dell’Ashtanga Yoga Research Institute, frequentata fino ad oggi da moltissimi allievi provenienti da ogni parte del mondo.
L’incontro con l’occidente – il presente
Fu proprio tramite il libro di Van Lysebeth che il nome di Pattabhi Jois cominciò pian piano a diffondersi in Europa e i primi occidentali a recarsi a studiare da lui furono proprio alcuni europei. Dall’inizio degli anni settanta, arrivarono anche i primi americani, in seguito ad una dimostrazione eseguita dal figlio di Pattabhi Jois, Manju, presso l’ashram di Swami Gitananda nel Pondicherry (India sud-orientale).
Pattabhi Jois fece il suo primo viaggio in occidente rispondendo a un invito a partecipare a una conferenza sullo yoga a San Paolo del Brasile nel 1974, dove parlò al pubblico in sanscrito, con traduzione simultanea in molte altre lingue. Nel 1975 andò a Encinitas, in California, insieme al figlio Manju, quando gli allievi di yoga negli Stati Uniti erano ancora poche decine. Negli anni successivi, Pattabhi Jois intraprese molti altri viaggi in America, Europa e Australia, diffondendo ulteriormente la conoscenza e la pratica dell’Ashtanga Yoga. Nel 2006, riuscì anche a realizzare il desiderio di fondare un istituto a Islamorada (Florida) e il viaggio per partecipare alla cerimonia della sua inaugurazione fu anche l’ultimo che compì all’estero.
Nel 2007, dieci anni dopo la morte di Amma, Pattabhi Jois si ammalò gravemente e, gradualmente, cominciò a ritirarsi dalle attività d’insegnamento e di gestione dell’Ashtanga Yoga Research Institute. Alla fine del 2008, egli aveva affidato tutto ai figli (in particolare alla figlia Saraswati) e al nipote Sharath, suo allievo fin da giovanissimo e poi stretto collaboratore, che attualmente dirige l’Istituto. Morì il 18 maggio 2009, all’età di 93 anni, dopo aver praticato lo yoga ininterrottamente per circa settant’anni.
Un altro discepolo di Krishnamacharya
Abbiamo già visto nella biografia di B.K.S. Iyengar, che il suo apprendistato con Krishnamacharya fu sì faticoso, ma ispirò la sua futura ricerca e un approccio creativo allo yoga. Certamente l’esperienza di Pattabhi Jois con Krishnamacharya fu, almeno in parte, diversa da quella che Iyengar ebbe con quest’ultimo, anche perché diverse sono state le storie personali dei due discepoli. Tuttavia, sia B.K.S. Iyengar che Pattabhi Jois si caratterizzano per essere Maestri dalla forte personalità che hanno avuto il merito di diffondere con costanza, dedizione e per un periodo molto lungo della loro esistenza, due modi specifici di praticare lo yoga. Questi due “stili” di yoga hanno attirato, e tuttora attirano, un grande numero di persone in ogni parte del mondo. Esistono vari insegnanti che hanno appreso entrambi i metodi e, grazie a questa duplice conoscenza, sono in grado di insegnare lo yoga in maniera veramente sicura e rispettosa dell’integrità fisica di chi lo pratica. È quindi interessante notare come Krishnamacharya abbia ispirato lo sviluppo di due metodi diversi l’uno dall’altro, ma dotati entrambi di basi molto solide.
Pattabhi Jois era un maestro esigente ma dal carattere gioviale, molto amato dagli allievi, che lo chiamavano Guruji in segno di affetto. Egli era solito ripetere agli studenti che lo yoga è “1% teoria e 99% pratica” proprio per far capire loro l’importanza di eseguire con regolarità e costanza questa pratica di “meditazione in movimento” per poterne vedere i risultati e trarne beneficio (uno dei suoi mantra preferiti, frequentemente citato, era “practice, and all is coming!”, che potrebbe essere tradotto con: “praticate, e tutto arriverà!”).
Pattabhi Jois ci ha lasciato un libro intitolato Yoga Mala. Questo “piccolo” trattato delinea la “natura senza tempo” della pratica dell’Ashtanga Yoga. Egli cominciò a scriverlo a mano nel 1958, un po’ alla volta, portandolo a termine nel giro di tre anni. Il testo fu pubblicato per la prima volta da uno dei suoi studenti nel 1962 in India. La prima pubblicazione in inglese risale al 1999. La parola sanscrita mala significa “ghirlanda”. Yoga Mala è quindi una “ghirlanda di yoga” che, se praticata diligentemente, adorna il nostro intero essere di pace, salute, radiosità, e conoscenza. Nelle parole dello stesso Guruji:
“Se pratichiamo la scienza dello yoga, che è utile all’intera comunità umana e che porta felicità sia ora che in futuro – se la pratichiamo senza errore, allora otterremo felicità fisica, mentale e spirituale, e le nostre menti scorreranno verso il Sé”.