Descrizione
Wilhelm Reich, medico, psichiatra e psicoanalista austriaco, naturalizzato statunitense – è stato prima di tutto un uomo libero.
Pensatore fuori dagli schemi, Reich non ha mai tradito quell’energia vitale originaria, semplice e spontanea che lo animava, la stessa che egli aveva individuato come base della vita. Eclettico e instancabile, perseguitato per tutta la vita per le sue idee controcorrente.
Reich è stato cancellato dai libri di storia insieme alle sue intuizioni e ricerche.
Ma quali sono queste importanti e rivoluzionarie scoperte?
E chi ha tentato di occultare le ricerche di questo incredibile genio?
Lasciati conquistare dalla storia e dalle intuizioni dell’uomo che avrebbe potuto cambiare il mondo!
Le straordinarie scoperte di Wilhelm Reich scuotono le fondamenta di innumerevoli ambiti del sapere, dalla sessualità alla psicanalisi, dalla medicina al cancro, dal controllo del tempo atmosferico alla fisica, dalla sociologia alla politica.
Completa l’opera una ricca sezione dedicata agli archivi di Reich: manoscritti, appunti e ricerche oggi disponibili online e di libera consultazione.
Dodici scoperte di Reich che avrebbero potuto cambiare il mondo!
- L’Analisi del carattere
- I bioni
- La funzione dell’orgasmo
- L’orgone
- La corazza
- Le biopatie
- La Psicologia di massa del fascismo
- L’orgonoterapia
- L’autoregolazione
- La CORE
- La vegetoterapia
- La superimposizione
Partendo dai due principi usati da Freud, il principio di piacere e l’istinto di morte che spingeva a cercare la sofferenza, Reich inizia le sue personali ricerche che lo allontanano dal percorso scientifico del suo maestro.
La prima cosa che Reich osservò nelle sessioni di analisi con i pazienti fu la resistenza della maggior parte all’azione terapeutica. Si rese conto che quelle resistenze facevano parte di un meccanismo di difesa perfettamente costruito che proteggeva il paziente non solo dagli stimoli esterni ma anche dai propri impulsi interni.
Questo meccanismo di difesa è il carattere (da non intendere nel senso comune del termine) il cui scopo finale è quello di evitare il dolore. Il carattere è un’alterazione dell’io, un’alterazione cronica, rigida, che Reich denominò corazza. Il grado di rigidità o mobilità della corazza determina nell’individuo la presenza di un carattere sano o nevrotico.
Ogni volta che un bambino allunga la mano per afferrare la vita, qualcosa lo ferma: il rigido muro innalzato da una società fredda, autoritaria e repressiva. Le frustrazioni si immagazzinano come cicatrici e, piano piano, il muro viene interiorizzato. Non si tratta soltanto di grandi traumi, ma anche di piccole frustrazioni, di gesti apparentemente innocui come togliere la mano dalla bocca del bambino perché non si succhi il dito, zittirlo quando piange o rimproverarlo quando striscia per terra. Reich chiamò corazza questo muro interiore di natura psico-emozionale, ma anche fisica: ancorandosi nella muscolatura, compromette il flusso di energia vitale e blocca il contatto con l’esterno e con il proprio stesso essere.
Un muro che innalziamo durante l’infanzia per proteggerci dal dolore e dalla frustrazione, che ci trattiene al di fuori della vita, spaventati dalle nostre stesse sensazioni, un muro che ci impedisce il contatto amoroso, l’educazione naturale e in questo modo perpetua una società rigida e contraria alla vita.
«Il destino della razza umana sarà determinato dalla struttura del carattere dei Bambini del Futuro. Le grandi decisioni sono riposte nelle loro mani e nei loro cuori. Tutto questo non riguarda noi, che viviamo in mezzo alla confusione».
Reich si faceva portavoce di una responsabilità ineludibile: crescere bambini in questa “terra di nessuno” tra un presente corazzato e un futuro retto dalle leggi della natura. La responsabilità ricade su di noi che viviamo nella confusione, circondati dalla peste, dall’ordine sociale che Reich combatté fino alla morte.
Abbiamo il compito di proteggere i nostri bambini dalla peste emozionale, di costruire loro un rifugio con gli strumenti che Reich ci ha lasciato: connetterci con il nostro lato selvaggio affinché i cuccioli umani restino al sicuro nel loro ecosistema primario, ovvero il corpo della madre, prima attraverso il cordone ombelicale, poi attraverso gli altri cordoni ombelicali che sono il latte materno, il contatto con la pelle, la connessione orgonotica, lo sguardo, le carezze, il capezzolo vivo.
L’autoregolazione non è un insieme di norme, un processo intellettuale, una tecnica che possa essere messa in pratica in modo artificiale e dunque meccanicistica. Al contrario presuppone un’intuizione, una connessione con la spontaneità, con l’energia che sostiene la vita e la organizza, con le forze che palpitano in ogni essere vivente e lo connettono con l’ecosistema. Permettere l’autoregolazione implica cercare le crepe nella nostra corazza per comunicare coi nostri figli e capire che devono seguire il loro cammino.
Lo scopo dell’educazione dei figli è quello di essere menti individuali che possano star fuori dalla psicologia sociale di massa, dalla manipolazione e corruzione.
«Ogni ordine sociale produce nella massa dei suoi componenti le strutture di carattere di cui necessita per raggiungere i propri scopi principali. Nessuna guerra è possibile senza queste strutture psicologiche di massa»
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