Mariangela Di Pasquale autrice di Pedagogia Interiore, il rivoluzionario metodo per una scuola nuova, ci invita ad applicare un metodo innovativo a scuola e nella vita. Abbiamo così intervistato l’autrice, Mariangela Di Pasquale insegnante, pedagogista, counselor, direttrice e formatrice della Pedagogia Interiore, metodo SIA (Scuola Interiore delle Arti).
Intervista con Mariangela di Pasquale
D: Cominciamo dal titolo del libro, perché definisce il suo metodo “rivoluzionario”?
M: Perché credo fermamente che se applicato possa fare da volano a una rivoluzione della scuola pubblica e privata, in modo che ogni studente venga a scuola felice e possa conoscere e realizzare pienamente sé stesso. Non lo definirei “mio metodo”, quanto piuttosto un laboratorio di ricerca e sperimentazione a cui ho dato vita con altri educatori e docenti attraverso la creazione della Scuola Interiore delle Arti. Per 20 anni abbiamo lavorato con centinaia di bambini e ragazzi dai 3 ai 20 anni, sperimentando e selezionando le metodologie educative che fossero in grado di favorire un apprendimento sereno e portassero l’alunno alla piena realizzazione del suo potenziale umano. In questi anni abbiamo cercato di realizzare la scuola che vorremmo, sviluppando prassi e metodi che possono cambiare il sistema scolastico e aiutarlo ad essere un luogo dove istruzione ed educazione siano parti uguali, necessarie e integrate. Una scuola nuova, che non sceglie tra apprendimento cognitivo o emozionale ma che integra e dà valore a entrambi. Non è più tollerabile che la scuola, per favorire la conoscenza, faccia ancora leva su paure, premi o punizioni come accadeva in passato. Non è più possibile che si regga sulla competizione, che si fregi della parola “educazione”, dimenticandone completamente il suo significato etimologico: exducere, condurre fuori, portare il bambino a “tirare fuori” le sue potenzialità, le sue qualità, i suoi talenti. Voglio una scuola in cui l’alunno sia realmente il protagonista di ogni azione educativa, una scuola fondata sull’amore e l’empatia e non sulla paura; sull’autostima e la fiducia in sé, anziché sulla competizione o sul binomio premio/punizione. Voglio una scuola che favorisca non solo la conoscenza di contenuti ma anche la conoscenza della propria interiorità, delle proprie emozioni, della “parte animica” che alberga in ogni essere umano. Per questo propongo una scuola Interiore, la scuola che è dentro ognuno di noi. L’insegnante deve cambiare il suo punto di vista, scendere dalla cattedra e diventare un osservatore, mettersi a servizio di quel maestro che è l’alunno. La Scuola Interiore guarda negli occhi il bambino, lo abbraccia, lo fa sentire amato, sempre, ed è per questo che il metodo è rivoluzionario.
D: Da ciò che dice e da quello che si evince dal suo libro, la Pedagogia Interiore è molto in linea con il pensiero di grandi pedagogisti che hanno avuto da sempre una visione olistica del bambino come la Montessori o Steiner…
R: I metodi dei grandi luminari della psicologia e pedagogia, seppur elogiati, non vengono applicati nella nostra scuola pubblica, che resta incentrata solo sull’istruzione e non sulla vera educazione. La stessa Maria Montessori, il cui volto appariva sulle banconote da mille lire, è stata costretta a fondare una scuola privata per poter applicare la sua pedagogia. La Pedagogia Interiore trae origine dai grandi pedagogisti come Socrate, Rousseau, Pestalozzi, Steiner, Montessori, Lodi, Milani, Zavalloni, Munari; da psicologi o ricercatori come Maslow, Rogers, Goleman, Rosenberg, Hellinger, fino ai neuroscienziati odierni che nel loro lavoro educativo hanno valorizzato i talenti e le risorse interiori dell’essere umano, osservandolo nella sua completezza. Il metodo si avvale di specifiche metodologie di socializzazione e conoscenza del sé per facilitare l’armonia del gruppo e favorire il benessere dell’alunno, utilizzando varie discipline artistiche quali Teatro, Cinema e Arti-terapie in genere, come mezzi per esplorare la propria interiorità e conoscere più in profondità se stessi e gli altri. Sono convinta che questo metodo può rappresentare un’eccellenza educativa per tutte le scuole, sia pubbliche che private, che decideranno di attivarlo nel proprio piano di studi.
D: La Pedagogia Interiore è basata su tre principi educativi: Amore, Fiducia e Conoscenza del sé, e pone il suo impianto pedagogico su quattro pilastri metodologici fondamentali.
La Pedagogia Interiore si pone come obiettivo principe la crescita serena e consapevole di ogni bambino e il suo diritto ad un apprendimento sereno e creativo. Ritengo sia una condicio sine qua non che la scuola di ogni ordine e grado si occupi per prima cosa di soddisfare i bisogni sociali e psicologici dei nostri bambini e ragazzi. E quali sono questi bisogni fondamentali?
Il primo è il bisogno di amore, di appartenenza. Il bambino quando entra nella “sua” scuola ha bisogno di sentirsi amato, accolto, e l’insegnante è il primo che dovrà mettersi in gioco in questo esercizio dell’amore. Dovrà ricordagli (sia a parole che a fatti) che lo ama e che gli sta a cuore la sua crescita. “Ti voglio bene”, è questa la frase che egli deve esercitarsi a dire, e non solo ai suoi alunni, anche ai suoi colleghi. I bambini imparano così a relazionarsi tra loro entrando in empatia e coltivando sentimenti di amore, amicizia e fratellanza. “Ama e lasciati amare”, è questa la prima legge da ricordare nella nostra scuola. È scientificamente provato che dare, ricevere e dichiarare affetto au- menta il livello di ossitocina, l’ormone del benessere e della serenità. La scuola per me deve essere questo: una palestra d’amore, in cui ogni giorno ci si allena ad amare ed essere amati.
Il secondo bisogno del bambino è sentirsi riconosciuto, apprezzato, stimato. Una scuola può definirsi tale solo se insegna ad ogni suo alunno a fidarsi di sé stesso. L’autostima è un requisito fondamentale per l’apprendimento: il bambino va costantemente motivato, incoraggiato, ha bisogno di sentire che l’insegnante crede in lui. L’educazione è fiducia, e l’educatore può veramente educare solo se si esercita a sviluppare l’autostima attraverso un processo di valorizzazione e conoscenza del proprio sé. Il maestro deve diventare un instancabile motivatore che, con entusiasmo, sprona sempre l’alunno a farcela da solo: “Sei capace, sei in grado di farlo; Io credo in te! Fidati di te.” In questo modo la scuola diventa la casa della fiducia, il luogo in cui egli potrà superare qualsiasi paura o difficoltà perchè avrà imparato a fidarsi di sé stesso.
Il terzo bisogno da soddisfare per il bambino è l’autorealizzazione, che si compie attraverso un percorso di conoscenza del sé. Una volta soddisfatti i bisogni d’amore e di autostima, l’essere umano ha bisogno di raggiungere un livello più alto di coscienza, di conoscere il suo Sé più profondo per arrivare ad autorealizzarsi. CONOSCI TE STESSO. È questa la terza legge da ricordare nella Pedagogia Interiore. La conoscenza del sé, la valorizzazione dei talenti e delle potenzialità di ogni alunno sono gli elementi fondamentali di questo principio educativo. L’essere umano è formato da tre componenti importanti che ne caratterizzano la sua unicità e totalità: il corpo, la mente, e l’essere quale sede dell’interiorità, delle emozioni e dei sentimenti. La conoscenza del mondo e delle sue leggi non può prescindere dalla conoscenza della nostra interiorità, del resto il termine “pedagogo”, (dal greco pais, fanciullo, e agein, condurre, ovvero “colui che conduce i fanciulli”,) è colui che accompagna l’allievo a scoprire sé stesso, le sue risorse interiori. Un buon maestro è in grado di guidare il giovane a soddisfare questo suo bisogno di autorealizzazione di tutte le sue potenzialità umane. Nella visione di questo metodo pedagogico il bambino è un seme, che contiene in sé tutte le potenzialità di diventare un albero. Per questo la Pedagogia Interiore è raffigurata come un grande albero che prendendo il nutrimento dai tre principi educativi, le sue possenti radici, e utilizzando innovative metodologie d’insegnamento, dà vita a molti frutti. L’esperienza della Scuola Interiore delle Arti, ha inoltre permesso di definire quattro strumenti metodologici che rappresentano il tronco del nostro albero e sono definiti i pilastri educativi perché sempre utilizzati all’interno di ogni sessione e disciplina: Il Cerchio, la Mindfulness Qui e Ora, L’Ascolto del cuore e l’Abbraccio Speciale che sono ampiamente descritti nel libro.
D: Come è possibile applicare questo modello educativo? Crede davvero sia possibile questa “rivoluzione copernicana” nel sistema scolastico?
È una grande sfida, e come dice la dottoressa Anna Zanardi Cappon nella prefazione al libro, può essere realizzata da chi può decidere di raccoglierla. Ci vuole coraggio e fiducia. Quella che propongo è una “rivoluzione gentile”, che con soli cinque passi può determinare un radi- cale cambiamento del nostro paradigma scolastico ed educativo. Questa nuova disciplina, finalizzata all’autoconsapevolezza, alla relazione con gli altri e con l’ambiente, si avvale dell’utilizzo di tutte le educazioni che riguardano la sfera dell’affettività e della conoscenza del sé: sensoriale, comunicativa, emozionale, sistemica, ambientale, e delle arti: teatro, cinema, danza, arte e musica. Il metodo è stato sperimentato in di- verse realtà scolastiche ed educative, come provano le innumerevoli testimonianze dei nostri studenti e docenti presenti anche nel libro. Inserire l’Educazione Interiore delle Arti come materia scolastica obbligatoria nel piano di studi, rappresenta la reale riforma educativa di cui abbiamo bisogno qui e ora.
Il Manifesto sia la scuola che voglio di Mariangela Di Pasquale
“La scuola che voglio è a misura di bambino, mette al centro della formazione non i programmi da rispettare o le griglie da applicare, ma i reali bisogni educativi umani, sociali e psicologici dell’alunno. Una scuola che prima di istruire i suoi allievi li educa, li sostiene nel porta- re fuori il loro potenziale nascosto, le loro qualità e capacità uniche e originali. La scuola che voglio è olistica, si cura di formare l’alunno in tutte le sue parti: mente, corpo, cuore. L’istruzione può aver successo solo se permette allo studente di divenire consapevole del suo cuore, della parte interiore che alberga in lui. La scuola che voglio è una palestra d’amore, un luogo in cui docenti, alunni, genitori e tutto il personale scolastico coltivano un’educazione ai sentimenti, all’amore e all’empatia. Un luogo dove prima di iniziare una lezione o un consiglio di classe ci si guarda negli occhi e ci si scambia un abbraccio speciale tra tutti. Un luogo dove l’amore è la prima legge da applicare, il primo principio educativo imprescindibile da osservare. Amore per sé stessi, per gli altri e per l’ambiente in cui si vive. La scuola che voglio è una Comunità Educante che si riconosce come tale, dove insegnanti, allievi e genitori sono felici di stare insieme, dove ognuno ha la possibilità di esprimersi, dare il suo con- tributo, mettere a servizio le proprie competenze. È una scuola con una visione sistemica, dove la democrazia e l’educazione civica non si studiano sui libri ma vengono applicate e costruite insieme nella pratica, ogni giorno. La scuola che voglio è un luogo dove ci si sente a casa, perché è la casa della fiducia. Un posto dove accrescere l’autostima e imparare a fidarsi di sé stessi, degli altri, della vita. Dove l’educazione all’affettività e all’intelligenza emotiva è una prassi quotidiana e continua. Un tempio dove conoscere sé stessi, un laboratorio di crescita in cui esprimere la propria creatività. Nella scuola che voglio l’Educazione Interiore delle Arti è fondamentale nella formazione dello studente ed è inserita come materia scolastica nel piano dell’offerta formativa. La scuola che voglio ha una visione ecosostenibile, ha un giardino e un orto perché l’amore per la natura è parte imprescindibile dell’ educazione ambientale. La scuola che voglio è una scuola innovativa, all’avanguardia, in cui la digitalizzazione è vista come una risorsa ed è funzionale al miglioramento dell’apprendimento e all’educazione di tutti gli studenti. Voglio una scuola che garantisca a bambini e ragazzi di tutto il mondo il loro diritto al benessere e alla felicità, una scuola nuova per una nuova umanità, una Scuola Interiore delle Arti.”
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