Descrizione
Vi ricordate la fiaba de I vestiti nuovi dell’imperatore? Simile all’imperatore vanitoso appare oggi la scuola, e molto simili ai personaggi della fiaba di Andersen siamo noi. Qualcuno, venuto dalla Silicon Valley, ha convinto le istituzioni internazionali, i Governi, i Ministeri dell’istruzione, i funzionari, i dirigenti scolastici, gli insegnanti e tutto il popolo di possedere i migliori strumenti per formare le nuove generazioni. Negli ultimi anni, ingegneri e informatici travestiti da educatori hanno ricevuto finanziamenti sempre più cospicui per spogliare la scuola e rivestirla con abiti nuovi.
«Una folta schiera di neuro scienziati, psichiatri, psicologi, pedagogisti, educatori, logopedisti, grafologi e insegnanti denunciano con le loro ricerche i molteplici danni arrecati a bambini e ragazzi da una precoce e prolungata esposizione ai nuovi media digitali… Eppure a fronte delle evidenze della scienza, i Governi di tutto il mondo stanno, come l’imperatore della favola di Andersen, aumentando i finanziamenti alla digitalizzazione della scuola e alimentando il sempre più florido mercato globale dell’EdTech (educazione tecnologica), mentre da più parti si urla a gran voce che “la scuola è nuda”».
Giorgio Matteucci ci spiega e documenta come la scuola, il doposcuola, il tempo libero e la vita stessa dei ragazzi sono ormai diventati settori di mercato da conquistare, in uno scontro tra le grandi aziende di Hi-Tech e di EdTech di mezzo mondo.
«Le lavagne di ardesia vengono sostituite con le lavagne interattive multimediali (LIM)… I libri, i dizionari, i quaderni, le penne, le matite e i pennarelli possono tranquillamente essere sostituiti con smartphone, tablet, e-book. A cosa serve saper leggere un libro quando c’è Google e Wikipedia? A cosa serve imparare a impugnare correttamente una penna per esercitare la calligrafia e scrivere, magari in corsivo, quando esistono tastiere che permettono di picchiettare caratteri in Times New Roman, in Arial, in Book Antiqua o in Microsoft JhengHei? A cosa servono i diari scolastici, con i quali gli studenti imparavano a organizzarsi il lavoro scolastico in autonomia e tenere traccia dei propri pensieri ed amori, quando abbiamo i registri elettronici che consentono ad insegnanti solerti e genitori ansiosi di pianificare, sorvegliare e controllare compiti, voti, rapporti disciplinari, assenze, giustificazioni e comunicazioni varie tra scuola e famiglia? A cosa servono la storia, la filosofia e le scienze umane quando ci sono le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC)? A cosa serve il pensiero critico se abbiamo il pensiero computazionale? A cosa servono le aule e le scuole di mattoni e malta se abbiamo le classi virtuali e le nostre case per fare lezione? A cosa serve allenare l’attenzione, la concentrazione endogena e la fatica allo studio, se quest’ultimo può essere “ludicizzato” (Gamification) con i videogiochi educativi? A cosa servono tanti insegnanti se attraverso i MOOC (massive open online course; in italiano “corso online aperto e di massa”) un insegnante unico e ben selezionato può fare lezione a centinaia o migliaia di alunni chiusi nelle loro stanze? Ma a ben vedere, a cosa servono gli insegnanti, che vanno pagati, che vogliono le ferie e le pensioni, se esistono corsi gestiti da Intelligenza Artificiale (IA) che promettono di fornire i propri servizi 24 ore su 24, sette giorni su sette, adattandosi alle esigenze e ai tempi di apprendimento di ciascun allievo?»
Come si è arrivati a questo punto?
Dove sta andando la scuola?
Quali alternative abbiamo?
Arricchiscono il libro i contributi di:
– Irene Bertoglio, scrittrice, grafologa e rieducatrice della scrittura, sull’influenza della scrittura e del corsivo sullo sviluppo cognitivo e sull’apprendimento nel bambino.
«Scrivere accende infatti l’intelligenza: sono le neuroscienze a dimostrarlo. È stato comprovato da ricerche scientifiche che la scrittura manuale è fondamentale per lo sviluppo cognitivo e per l’apprendimento».
– Erika Di Martino, da anni punto di riferimento per chi pratica l’homeschooling in Italia e all’estero, sull’homeschooling.
«Nel corso di questi anni in cui sto sostenendo le famiglie nel loro percorso di istruzione parentale come consulente, ho avuto il privilegio di osservare la rinascita di molti ragazzini annientati dal sistema scuola, di gioire con i genitori delle conquiste dei loro meravigliosi bambini con disabilità, che spesso venivano ignorati o addirittura danneggiati quando lasciati in classe».
– Mariangela Di Pasquale, iinsegnante, pedagogista e counselor, ideatrice e direttrice della Scuola Interiore delle Arti, sul metodo Scuola Interiore.
«Questa scuola è la casa della fiducia, un luogo in cui favorire l’amore per il sapere e dove coltivare empatia, autostima e consapevolezza del proprio sé; una scuola che non sceglie tra immettere, in-ducere, o portar fuori, ex-ducere, ma che integra e dà valore a entrambi».
– Christian Mancini, docente esperenziale esperto in outdoor education, sull’importanza delle esperienze sensoriali nella natura nell’ambito della didattica.
«I docenti competenti preparano gli alunni al meglio attraverso esperienze sensoriali, risvegliando l’interesse della persona e stimolando alla percezione dell’argomento prima ancora di accogliere la conoscenza astratta attraverso uno strumento visivo. In altre parole prima di studiare la torre di Pisa, saliamo sulla torre di Pisa».
– Fabio Alessandri, maestro elementare, musicista, narratore, formatore degli adulti in pedagogia intuitiva a orientamento antroposofico, sul ruolo dell’esempio, dell’imitazione e della curiosità per il mondo circostante nell’educazione.
«Il problema fondamentale è la concezione della scuola sviluppata dal sistema capitalistico, secondo la quale i giovani devono venire educati ad inserirsi nel sistema imparando quanto richiesto dal sistema stesso, anziché imparare ad entusiasmarsi per il mondo che li circonda, sviluppando forza di volontà, sensibilità per il buono e il bello e capacità di giudizio autonomo».
– C.E.M.I., il Centro di Educazione Musicale Infantile, di Rimini sul metodo Suzuki.
«Il metodo Suzuki si basa sulla convinzione che qualunque bambino può dimostrare un talento straordinario se si usano dei metodi corretti nella sua educazione. L’obiettivo del metodo non è scoprire dei geni ma educare il talento di ogni bambino perché possa essere un uomo migliore».
Inoltre si trovano le indicazioni per accedere e scaricare il Manuale di educazione parentale di Francesco Bernabei.
ASCOLTA L’Intervista a Giorgio Matteucci su Radio Gamma 5
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