Lo spazio tra scienza e coscienza
Quando pensiamo al concetto di spazio, comunemente pensiamo a una dimensione di grandezza materiale, come se si trattasse di un contenitore di oggetti, ma se sbirciamo a come questo concetto viene pensato nella spiritualità, scopriamo che prima di tutto lo spazio è uno spazio vivo, vivente, di Coscienza, un contenitore di informazioni energetiche, eteriche, che ha a che vedere con l’akaśa, con l’etere. Che tipo di spazio sarebbe allora l’Universo?
La natura dell’universo e il nostro posto al suo interno rappresentano da sempre uno dei grandi interrogativi dell’umanità. Uno dei paradossi della conoscenza, è che mentre aumentiamo il nostro fuoco per fare più luce intorno, quanto più si conosce tanto più si espande il volume di tutto ciò che ancora non si conosce: l’oscurità circostante. La scienza, con il suo approccio metodico, analitico ed empirico, ha svelato nei secoli molte delle leggi che regolano la realtà materiale, offrendo spiegazioni basate sull’osservazione e sulla sperimentazione. Dall’altra parte, la spiritualità e le esperienze interiori ci portano naturalmente ad esplorare la dimensione della coscienza, ad ascoltarci ed osservarci in maniera diversa, aprendo le porte a interpretazioni più profonde e talvolta mistiche della realtà.
Oggi ci troviamo chiaramente in un’epoca in cui i confini tra scienze naturali e speculazione metafisica si stanno sfumando. Concetti come il multiverso, le dimensioni parallele e i viaggi astrali sembrano emergere da un terreno condiviso tra neuroscienze, fisica teorica e introspezione spirituale. Questo nostro piccolo articolo mira a sorvolare queste tematiche, cercando di accennare a un ponte tra l’evidenza degli studi scientifici e l’esperienza soggettiva degli esploratori maestri della coscienza.
L’universo fisico: un concetto unificante e rassicurante.
La parola stessa di universo ci suggerisce il tentativo, chiaramente monoteistico, di ridurre tutto all’Uno, alla supremazia dell’ Io, del soggetto assolutizzato, della coscienza ed intelligenza cosmica universale, a Dio, che nelle religioni monoteistiche è Dio Padre, ed è l’Archetipo divino maschile. È facile vedere come questo concetto abbia un potere stabilizzante e un carattere totalitario: ci metta al sicuro dentro una legge, la legge universale, dentro un ordine, fatto di principi e di strutture sicure. In aggiunta a questo connotato unificante e centralizzante, l’universo viene poi pensato generalmente come un entità fisica, meccanica, ed inanimata, contenente al suo interno però degli esseri animati ed organici, vivi.
La scienza moderna ci ha insegnato che l’universo, così come lo conosciamo, è il risultato matematico di un’esplosione primordiale avvenuta circa 13,8 miliardi di anni fa: il Big Bang. Questo evento avrebbe dato origine a tutto ciò che esiste, creando lo spazio, il tempo e le forze fondamentali della natura.
L’universo visibile è composto da miliardi di galassie, ognuna contenente miliardi di stelle e pianeti, molti dei quali, probabilmente, abitati. Ma tutto ciò, tutta questa immensità, corrisponde solo a ciò che come umanità terrestre vediamo per adesso, rappresenta solo una piccola frazione della realtà: la maggior parte dell’universo –si è oggi scoperto– è costituita da materia oscura ed energia oscura, due entità invisibili di cui gli scienziati sanno ancora pochissimo, ma che possiamo qui supporre corrispondere in qualche modo a quel potenziale arcano, che è da sempre stato utilizzato dai maghi.
Se poi ci spostiamo dal macrocosmo al microcosmo, la fisica classica lascia spazio alla fisica quantistica. In questo regno, le leggi della natura diventano apparentemente paradossali e controintuitive –almeno seguendo la solita logica binaria e matematica della non contraddizione– : le particelle possono trovarsi in più stati contemporaneamente, in più luoghi, e persino influenzarsi a distanze apparentemente infinite (entanglement quantistico). Questo apre la porta a una grande e fondamentale domanda: cosa si nasconde oltre i limiti del nostro universo osservabile?
Il multiverso: realtà o fantasia?
Decisamente meno monistico e assolutista, ma molto caro alla nostra contemporaneità è il neonato concetto di multiverso, che con tutta evidenza è multicentrico e politeistico, o meglio ancora incline alla dimensione animista. Se possiamo a ragione associare l’Universo al concetto di Dio Padre, altrettanto ragionevolmente suggeriamo di associare il multiverso alla Dea Madre, in molte tradizioni esoteriche concepita appunto come la potenza, il potenziale. Il Multiverso non ha un centro da nessuna parte, e quindi in questo concetto tutto è non locale, virtuale: tutto è potenzialmente dappertutto ed in ogni modo. Il Multiverso è virtuale, fatto di infiniti universi coesistenti che si collegano tra loro in infiniti modi, generando infinite possibilità di visioni e di immagini. È un concetto spiazzante che tende a farci smarrire nella sua vastità.
Infatti, in un pieno odierno revival del femminile, della società dell’immagine e dell’immaginazione che spinge ogni giorno per affermarsi sopra il potere normativo del Concetto, uno dei concetti più affascinanti della fisica moderna è quello del multiverso, un insieme di infiniti universi paralleli che coesistono con il nostro, che sono “compossibili”, e che appunto sarebbero invisibili, celati nell’antimateria, o materia oscura. Gli gnostici direbbero: dietro al velo di Maya. A partire dalla consapevolezza scientifica che il nucleo di un atomo in rapporto all’atomo intero è come la capocchia di uno spillo al centro della cupola della Cattedrale di San Pietro, a Roma, e che tutto il resto è apparentemente vuoto ed immateriale, la conclusione a cui si è giunti è che gli atomi sono quasi completamente fatti di vuoto, e noi, e tutto quanto ciò che è composto di atomi, lo è a sua volta. Questo vuoto immenso è quell’antimateria, quel potenziale, che tanto ci affascina. Abbandonando la centralità dell’Universo ed abbracciando l’idea grandiosa del Multiverso questo vuoto sarebbe invece pieno, pieno di infiniti ologrammi di infiniti mondi paralleli. Esistono diverse teorie che supportano questa idea, eccone tre delle più importanti:
- Teoria delle stringhe: Secondo questa teoria, le particelle fondamentali non sono punti, ma stringhe vibranti. Le diverse modalità di vibrazione delle stringhe potrebbero generare realtà alternative, con leggi fisiche diverse dalle nostre: piani di esistenza ricchi di vita, ma organizzatasi secondo coordinate, programmi e principi, assai diversi da quelli della realtà conosciuta dalla maggior parte degli umani della terra.
- Teoria dei molti mondi (interpretazione di Everett): Ogni volta che facciamo una scelta o osserviamo un evento quantistico, l’universo si divide in copie parallele, creando una ramificazione infinita di mondi. (Compossibili).
- Inflazione cosmica: Dopo il Big Bang, l’universo avrebbe subito un’espansione rapidissima, creando bolle di spazio-tempo isolate. Ogni bolla potrebbe rappresentare un universo distinto, con proprietà uniche, il ché ci ricondurrebbe alla Monadologia di Leibniz.
Queste teorie, per quanto speculative, trovano un fondamento nelle equazioni matematiche e negli esperimenti della fisica teorica. Ma cosa significano per la nostra esperienza di vita? Esistere in un multiverso implica che da qualche parte esistono realmente versioni alternative di noi stessi, in mondi o realtà o vite parallele, che magari seguono anche regole completamente diverse. È facile notare a colpo d’occhio come questo ci riporti alla dottrina spirituale gnostica delle molte esistenze dell’Anima di Luce che si incarna e reincarna nel flusso del tempo, ma che sono tutte in verità compresenti, simultanee, parallele. L’idea del multiverso disintegra quindi l’egemonia dell’io e la dissolve nella pluralità delle anime, o vite, compossibili.
Viaggi astrali e dimensioni parallele: tra esperienza e mistero
I viaggi astrali, o esperienze extracorporee, rappresentano un fenomeno documentato in molte culture e tradizioni spirituali, per non dire tutte. Si tratta di stati straordinari di coscienza in cui l’individuo percepisce di lasciare il proprio corpo fisico per esplorare altre dimensioni o piani della realtà.
Dal punto di vista esoterico, si pensa che l’universo sia composto da diversi livelli di esistenza, spesso gerarchizzati, e definiti come, regni, mondi, livelli energetici e aurici, chakra, sephirot, o piani dimensionali. Questi a loro volta ne contengono altri al loro interno, ed è possibile passare, o “saltare” dall’uno all’altro, coscienzialmente; includono il piano fisico, il piano eterico, il piano astrale, mentale, causale, e così via, fino a dimensioni più elevate associate a stati di pura energia o coscienza, cioè a frequenze vibrazionali più elevate. Cambiando la propria vibrazione cerebrale è possibile accedere a realtà che risuonano con quella frequenza vibratoria cui ci si sintonizza, utilizzando quindi il cervello come un’antenna in grado di ricevere e ritrasmettere un segnale vibrazionale.
Molti di noi, attraverso pratiche e discipline come la meditazione profonda, i sogni lucidi o tecniche specifiche, hanno esercitato quindi la capacità di “passeggiare tra i mondi” e, dopo aver a lungo esplorato, riferiscono di aver vissuto viaggi astrali, o sogni lucidi, estremamente realistici, in altre dimensioni della luce. Per questo abbiamo coniato il termine “Planeswalker”. Durante queste esperienze, si descrive l’accesso a realtà parallele che sembrano indipendenti dal tempo e dallo spazio ordinari, talvolta popolate da entità completamente aliene al mondo terrestre, e/o non fisiche, o manifestazioni della vita che segue altri schemi di organizzazione dimensionale, organismi fatti di pura energia, più o meno solida, più o meno elettrica, con composizioni anche molto differenti; è quel che si chiama comunemente: mondo degli spiriti o realtà metafisica. Seguendo questa pista il Multiverso sarebbe allora l’insieme infinitamente infinito di tutte le possibili realtà vibratorie, di tutte le possibili dimensioni vibrazionali ed energetiche. E la realtà ordinaria cui siamo abituati sulla terra –“Il nostro Universo – sarebbe solo una di quelle possibilità, ma l’unica cui riusciamo ad avere accesso stabilmente. Senza un centro assoluto nel principio divino ordinatore del soggetto, il multiverso ci espande all’infinito, in ogni dimensione e direzione, è un naufragio nell’infinità delle immagini e dei mondi possibili, infiniti piani di realtà, talvolta ordinata talvolta disordinata.
La comunità scientifica, ancora per lo più fortemente ancorata al “concetto empirico di materia”, è scettica su queste affermazioni, ma alcune teorie avanzano ipotesi intriganti. È dunque possibile che queste esperienze siano correlate a stati cerebrali e psichici alterati, e che, essendo il nostro cervello un elaboratore e processore di informazione luminosa, cosmica, ambientale, e quindi quantistica, rappresentino una connessione con dimensioni parallele suggerite dalla fisica teorica? Rispondendo affermativamente ci pare di dare un contributo di onestà intellettuale.
Coscienza: la chiave per comprendere tutto
La coscienza rimane uno dei più grandi misteri della scienza e della filosofia. È solo un prodotto dell’attività cerebrale o è qualcosa di più profondo, un principio, un assioma della Vita? Se la coscienza è il conoscitore delle cose, allora può la coscienza essere anche una cosa conoscibile? E: quanto può essere espanso il nostro cervello, quante dimensioni possiamo esplorare e conoscere? Alla fine, anche molti scienziati, come il fisico David Bohm, hanno suggerito che la realtà potrebbe essere un ologramma, una proiezione della coscienza stessa, creato o comunque processato dal nostro organo cerebrale.
Esperimenti come quelli condotti sull’entanglement quantistico sembrano infatti suggerire a gran voce che la coscienza potrebbe avere un ruolo fondamentale nel determinare la realtà. La natura vibratoria e non locale degli atomi collasserebbe in corpuscolo materico grazie all’azione dell’osservatore. Inoltre, fenomeni come i sogni lucidi e le esperienze di pre-morte indicano che la coscienza può operare al di fuori dei confini fisici del corpo.
Se la coscienza è davvero la chiave per comprendere tanto l’universo, quanto il multiverso – inteso come insieme infinito di ologrammi proiettabili da infiniti soggetti – allora esplorare questi stati non significa solo comprendere altre dimensioni, ma anche riscoprire noi stessi.
Scienza e metafisica: un confine sempre più sottile fino a una visione unificata dell’esistenza
Negli ultimi anni, il dialogo tra scienza e spiritualità si è intensificato. La risonanza morfica di Rupert Sheldrake, per esempio, propone che gli organismi siano collegati da campi informativi che trascendono il tempo e lo spazio. Il concetto di “campo morfogenetico” aiuta operatori olistici e sciamani scientifici di tutto il mondo. Allo stesso modo, l’entanglement quantistico dimostra che la realtà è interconnessa a un livello fondamentale, spiegando le sincronicità. Sarà che siamo in un epoca dove i teorici spirituali sono sempre più scientifici e gli scienziati sempre più aperti alla spiritualità? L’integrazione tra le varie dimensioni del sapere è sempre stata il cuore del sapere stesso.
Questi punti di contatto, su cui c’è indubbiamente ancora molto da lavorare, suggeriscono che oggi non dobbiamo necessariamente scegliere tra scienza e filosofia della coscienza, o tra scienza e spiritualità. Entrambe stanno descrivendo la stessa realtà da prospettive diverse, con linguaggi diversi, con obbiettivi diversi. Ed è il momento che tornino a collaborare davvero, per il futuro dell’umanità.
L’universo, il multiverso, i viaggi astrali e i piani dimensionali paralleli rappresentano tasselli di un mosaico più grande che unisce scienza e coscienza. Da ambo le parti infatti il nostro viaggio non consiste solo nel comprendere la realtà esterna, ma anche nell’esplorare quella interna. In un universo fatto di infinite possibilità, è solo unendo mente e cuore, scienza e spirito, che possiamo avvicinarci alla verità ultima.