Espropri di terre per impianti energetici: la Sardegna al centro di una guerra contro natura e popoli
Negli ultimi mesi, la Sardegna è diventata il cuore di una massiccia operazione di espropriazione di terreni privati, destinati alla realizzazione di impianti per la produzione della cosiddetta “energia pulita”, che pulita e rinnovabile non lo è affatto. L’isola, nota per il suo paesaggio incontaminato e una biodiversità inestimabile, è ora teatro di una vera e propria guerra contro la vita, la natura e i popoli.
In due mesi, oltre 100.000 persone si sono mobilitate in Sardegna per fermare quella che viene percepita come una gigantesca speculazione.
La Guerra delle istituzioni europee e delle organizzazioni industriali
Questa ondata di espropri è guidata da grandi aziende, spesso sostenute dalle istituzioni statali, regionali ed europee, nel contesto degli obiettivi del Green Deal e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La missione ufficiale è promuovere la transizione energetica e ridurre le emissioni di CO₂, ma il prezzo da pagare è elevato. I piccoli proprietari terrieri vedono le loro terre sottratte per far spazio a impianti eolici e fotovoltaici, con il rischio di gravi danni ambientali e alterazioni degli ecosistemi.
Espropri selvaggi e criminali: un attacco a natura e agricoltura
La Sardegna non è l’unica regione a subire questo assalto. Dall’Emilia-Romagna alla Puglia, dalla Sicilia al Veneto, l’Italia intera è sotto attacco.
E’ online l’aggiornamento di Atlaimpianti, il sistema cartografico del Gse che permette di consultare i principali dati sugli impianti di produzione di energia elettrica e termica dal GSE, verificandone l’ubicazione sul territorio nazionale.
Impianti eolici di enormi dimensioni, con pale alte dai 170 ai 200 metri e diametri superiori ai 200 metri, stanno devastando i paesaggi italiani, alcuni dei quali tra i più belli e fertili del mondo. Queste installazioni minacciano non solo l’ambiente, ma anche l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la produzione di cibo e l’economia rurale di piccole e medie imprese.
Le preoccupazioni per l’impatto ambientale sono in costante crescita. In Sardegna, le coste marine rischiano di essere invase da parchi eolici, compromettendo la biodiversità marina e terrestre. Gli uccelli migratori che attraversano le rotte marine potrebbero trovare difficoltà nel navigare attraverso le enormi turbine, e la fauna ittica potrebbe subire danni irreparabili a causa delle vibrazioni e delle variazioni delle correnti marine causate dagli impianti come già accaduto in California con il famigerato impianto Altamont Pass degli anni ’80 e in Germania.
Oltre alle pale che prevedono oltre 2000 tonnellate di cemento per sostenerle nel mare, ci sono i pannelli fotovoltaici con tutti i relativi cavi di collegamento. Il fondo marino deve essere sventrato per far passare i cavi di collegamento di tutto l’impianto verso terra, dove ci saranno batterie di accumulo.
La lotta per difendere il territorio e la biodiversità
La Sardegna, con le sue coste e la sua natura incontaminata, è sempre stata un simbolo di resistenza contro la cementificazione e l’inquinamento. Tuttavia, la nuova ondata di espropri rappresenta un attacco feroce non solo alla bellezza naturale dell’isola, ma anche alle sue risorse agricole e culturali. Le terre sottratte ai legittimi proprietari vengono destinate a grandi progetti energetici che servono principalmente gli interessi delle multinazionali, con scarsa attenzione per l’ambiente e le comunità locali.
La mobilitazione di 100.000 persone in Sardegna è solo l’inizio di una crescente resistenza contro queste pratiche. Non si tratta di opporsi all’idea di una transizione energetica, ma di chiedere un approccio più sostenibile e rispettoso del territorio. Il rischio è che, in nome di una presunta “energia pulita”, si stiano commettendo gravi violazioni ambientali e sociali, ignorando alternative più sicure per l’ambiente.
Un Assalto che coinvolge tutta l’Italia
L’assalto alle terre non riguarda solo la Sardegna. Regioni come il Piemonte, Veneto, Lombardia, Basilicata, Puglia e la Sicilia sono bersaglio di installazioni di impianti di energia “verde” che stanno trasformando in modo irreversibile il paesaggio e il patrimonio ambientale italiano. I terreni agricoli, le colline e le coste stanno diventando sempre più terreno fertile per progetti di grande impatto, che spesso sacrificano la bellezza e la biodiversità dell’Italia in nome di uno sviluppo economico che sembra prioritario rispetto alla tutela ambientale.
La Sardegna, tuttavia, rimane il simbolo più evidente di questo fenomeno. Con i suoi mari e le sue terre minacciati dall’installazione di migliaia di pale eoliche, l’isola è diventata il fulcro della lotta contro quella che molti considerano una speculazione sulle energie a basso impatto. Gli agricoltori, i pescatori e le comunità locali stanno cercando di difendere i loro territori, ma la strada è piena di ostacoli.
Quale futuro per la Sardegna e l’Italia?
L’equilibrio tra la necessità di sviluppare soluzioni energetiche alternative e la protezione del territorio è fragile. La Sardegna, con il suo straordinario patrimonio naturale e culturale, è ora al centro di una battaglia che definirà il futuro dell’Italia. Gli espropri selvaggi rischiano di lasciare cicatrici permanenti non solo sulla terra, ma anche sulle comunità che vivono e lavorano in queste aree.
Mentre l’Italia cerca di allinearsi agli obiettivi del Green Deal europeo, è essenziale che si adottino soluzioni che non compromettano l’ambiente e la cultura del territorio. La Sardegna, con la sua storia di resistenza, può diventare il simbolo di un nuovo modo di affrontare la produzione energetica: rispettoso della natura, delle persone e della sostenibilità a lungo termine.
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