Il Metodo Cavallari® ideato da Lucia Cavallari e Michele Cavallari nasce in ambito neuroriabilitativo e si rivolge in un primo tempo a persone con lesione cerebrale di qualsiasi origine. Si espande in seguito, a poco a poco, parallelamente alle esperienze e alle ricerche degli autori.
In ambito clinico, il Metodo Cavallari® comprende il Test sonoro e l’Anamnesi sonora, articolati entrambi in due versioni specifiche (v. oltre). Si tratta di modelli creati appositamente per l’iter terapeutico e rivelatisi nel tempo alleati preziosi, tanto da fare ormai parte integrante del Metodo.
Utilizzare il suono a fini terapeutici significa ripristinare l’universale competenza a cui Proust fa riferimento e di cui il Metodo Cavallari® si avvale ampiamente.
Il Metodo Cavallari® intende riportare a poco a poco la persona verso quel mondo integro e funzionale che la musica ancora conserva, secondo la logica di una memoria antica.
E la musica è un linguaggio, anche se non nel senso letterale del termine. Come tutti i linguaggi, offre la possibilità di costruire risposte pertinenti a domande logiche. È questo ciclo continuo di domanda e risposta che dà vita al dialogo terapeutico. Un dialogo atipico – costruito sul suono e non sulla parola – che mantiene in sé una logica intrinseca, così come tutti i dialoghi umani di ogni tempo e luogo.
Confortato da autentici risultati, il Metodo Cavallari® prevede uno studio accurato dei parametri sonoro-musicali e il loro successivo utilizzo, in base alla convenienza che essi offrono in quel momento, per quella persona, con quel determinato sintomo. È quindi in grado di costruire la terapia articolandola su ogni dettaglio dell’intero quadro clinico e calibrando via via gli stimoli sonori con spostamenti anche infinitesimali, in un continuo divenire, in base alle necessità dell’altro.
Grande protagonista resta la musica, di cui il Metodo non rinnega la logica né tradisce le regole, ma da cui molte volte si allontana per ascoltare le necessità della persona e creare proposte terapeutiche su misura, perciò realmente incisive.
Test sonoro
La scienza acustica fornisce oggi studi esaurienti sulle modalità di ricezione degli stimoli sonori. Si tratta di una delle facoltà dell’essere umano, il quale si dimostra più o meno sensibile e più o meno reattivo.
Nel Test sonoro di questo metodo, il campo di interesse si estende agli aspetti percettivi, per indagare su quanto c’è di personale nel rapporto fra cervello e suono.
Ecco perché esso è in grado di individuare sia una capacità percettiva nella norma, sia un’attitudine alterata e sintomatica. Al di là dello spettro delineato, vi è la possibilità di cogliere una o più risposte dovute a patologie di differente natura.
Articolato in diverse prove – a loro volta declinabili in numerose varianti – il Test affronta e analizza gli aspetti cardine dell’universo sonoro, sia nella qualità delle manifestazioni sia nella loro distribuzione. Fornisce una mappa fedele dell’attività cerebrale della persona, così come evidenzia eventuali carenze utili a definire il suo quadro clinico.
Va da sé che l’applicazione del Test sonoro è adatta alle verifiche più disparate: da normale screaning diagnostico e orientativo – con i bambini, per esempio, per valutarne attitudini e capacità – fino alle situazioni sospette o più dichiaratamente critiche.
In ambito clinico, il Test sonoro si traduce in un mezzo essenziale per l’impostazione del percorso terapeutico.
Test sonoro 1 e Test sonoro 2
L’idea di creare un Test sonoro nasce all’interno del lavoro degli autori in neuroriabilitazione.
Si tratta indubbiamente di una sfida. La persona non può fornire risposte verbali, né risposte certe.
Eppure, quella che vince è la volontà di costruire uno strumento capace di rilevare proprio quello che l’altro non è in grado di dirci.
Gli autori hanno dalla loro parte la profonda conoscenza del fenomeno sonoro-musicale e, al tempo stesso, lo studio attento delle risposte. Via via che la Terapia del suono procede – e l’esperienza clinica si consolida – osserviamo e a poco a poco estrapoliamo i parallelismi fra stimolo sonoro e reazione cerebrale, pur senza dimenticare il rapporto che lega suono e risposta emotiva.
È così che nasce il nostro primo Test sonoro, oggi definito Test sonoro 1 e dedicato alla bassa responsività.
Confortati dai risultati, estendiamo l’applicabilità del Test ad altri tipi di lesione cerebrale, creandone un nuovo modello: il Test sonoro 2, rivolto al campo della neuropsicologia.
Pur essendo fondato sugli stessi criteri di base, il Test sonoro 2 si differenzia per l’impostazione pratica, gli ambiti di indagine specifica, il genere di stimoli, gli obiettivi, le modalità di somministrazione, l’utilizzo, la frequenza, e così via.
Il Test sonoro 1 ci ha accompagnato fedelmente nel lavoro con i pazienti in coma e con esiti di coma, così come il Test sonoro 2 si è rivelato un valido alleato nella terapia dei disturbi cognitivi, disturbi del linguaggio (es. afasia), disturbi del comportamento e altri.
Abbiamo utilizzato entrambi nelle diverse strutture ospedaliere, sia come test di ingresso (diagnosi) sia come test di controllo (valutazione regolare dei risultati) sia come test conclusivo prima delle dimissioni, per valutare globalmente l’esito del lavoro svolto.
Fornito di tabelle specifiche per il rilevamento dei dati e per il confronto delle diverse risposte, il Test sonoro si presta molto bene a valutare anche le modalità percettive delle persone cosiddette sane, in un’eccellente indagine sulle attitudini musicali, uditive, percettive, reattive. In una parola, sul mondo interiore di ciascun individuo in rapporto agli stimoli dell’universo sonoro-musicale.
Anamnesi sonora
Come si evince dalla definizione stessa, lo scopo è quello di raccogliere la storia sonora del paziente: non tanto i gusti musicali quanto le memorie, le attitudini, il rapporto personale con il suono e la musica.
L’anamnesi (in due versioni, per persone in coma e per persone con disturbi del linguaggio) consta di una nutrita serie di domande – da proporre rigorosamente nell’ordine – e prevede risposte verbali, perciò necessita quasi sempre della collaborazione dei familiari e degli amici, fino a includere – se necessario – anche i conoscenti.
Lo svolgimento dell’Anamnesi sonora porta spesso regali inaspettati, primo fra tutti il coinvolgimento attivo della famiglia nell’iter terapeutico. Il risultato è quello di stemperare il senso di impotenza che spesso assale i familiari delle persone ospedalizzate, gratificandoli della meravigliosa sensazione di sentirsi utili.
Conclusioni
Il lavoro con le persone in difficoltà si traduce sempre in uno scambio umano di inestimabile pregio.
La terapia “è proprio l’avventura di un dialogo, ogni volta diverso. Solo che il suo valore non sta nel che cosa viene detto. Sta nel fatto di dialogare.
VEDI anche: Musica, suono e linguaggio terapeutici
GUARDA L’INTERVISTA A LUCIA E MICHELE CAVALLARI
(autori del libro “Il Potere terapeutico del Suono”)
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