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Credo che la risposta migliore a questa domanda sia “E perché no?”. Sui benefici che questa disciplina può portare a ogni livello – fisico, emotivo, mentale e spirituale – l’accordo è ormai unanime, né mancano certo, accanto all’esperienza di qualche milione di praticanti, le crescenti conferme da parte del mondo scientifico, sempre più interessato a valutarne gli effetti nei più diversi campi. E dunque, tornando alla nostra domanda, se è ormai ampiamente accertato che lo yoga fa bene – fa bene alle persone – e in ogni azienda o luogo di lavoro ci sono persone, non si vede per quale motivo dovrebbe esserne escluso! 

“Perché in azienda ci si va per lavorare, produrre e guadagnare, e non per divertirsi o per curare il proprio benessere!” risponderebbe forse una parte – fortunatamente sempre più esigua – di rappresentanti del mondo aziendale. Come se le due cose fossero estranee una all’altra, o addirittura antitetiche!

Perché lo yoga in azienda?

Come se il benessere, la serenità, la consapevolezza e l’equilibrio psicofisico non fossero elementi indispensabili all’efficienza e all’efficacia nello svolgimento di ogni compito, così come alla capacità di affrontare i problemi e di superare le difficoltà che inevitabilmente ogni attività comporta. E questo è tanto più vero in uno scenario, quale è quello attuale, in cui il lavoro manuale è sempre più delegato alle macchine, mentre alle persone, a ogni livello, è richiesto di sviluppare e mettere in campo una serie di competenze intangibili e squisitamente umane, quali la creatività, l’empatia, l’intuizione, il carisma, la sensibilità, la capacità di creare e mantenere rapporti, la positività, l’intraprendenza e tante altre in grado di caratterizzare poi un ottimo dirigente, un valido collaboratore, un vero leader o un eccellente esecutore. Competenze e abilità, queste, che tanto nella vita privata quanto in quella lavorativa, sono in diretta correlazione con la sfera psicofisica e interiore, la influenzano e ne sono influenzate al di là di ogni dubbio.

Benessere e produttività

Una correlazione, quella fra benessere e produttività, che d’altra parte, e nonostante la sua apparente ovvietà, ha faticato (e ancora fatica) a essere pienamente accettata e messa in pratica. Ancora troppo spesso, infatti, gli interventi di welfare aziendale, o comunque volti al benessere organizzativo, hanno il sapore di un “premio” o di una “concessione” fatta alle persone in cambio di un miglioramento nelle performance.

Ciò che invece andrebbe compreso e realizzato è che il benessere – fisico, emotivo, mentale ed esistenziale – non è un plus che l’azienda concede al personale in aggiunta alla retribuzione e agli altri vantaggi, economici o d’altro tipo, bensì una condizione indispensabile e necessaria al buon funzionamento e alla crescita dell’impresa. Così l’imprenditore che se ne cura e se ne fa carico, non è “buono” o “illuminato”, ma semplicemente accorto, capace e lungimirante, così come il suo ruolo richiede. Basterebbe, a questo proposito, ricordare che già anni fa un’indagine svolta dal “Great place to work” Institute – la più autorevole organizzazione che si occupa di monitorare annualmente le condizioni di lavoro nelle imprese – ha mostrato come le aziende a maggior benessere tendano a realizzare risultati mediamente pari a due volte quelli medi. C’è da stupirsi? È un concetto così strano, innovativo, rivoluzionario quello per cui una persona che sta bene nel corpo e nella mente ha verso il proprio lavoro un atteggiamento e una disponibilità maggiori di chi lo vive in un costante stato di stress, frustrazione, rancore, aggressività, noia, tensione e insofferenza?

Perché lo yoga in azienda?

È chiaro – e qui non si vuole certo negarlo! – che anche le condizioni ambientali, organizzative ed economiche giocano un ruolo fondamentale nel rapporto che ciascuno ha con il proprio lavoro, ma certamente una cosa non esclude l’altra. Per questo, un’impresa realmente intenzionata a garantire a ciascuno le migliori condizioni di vita e di lavoro, e realmente consapevole del fatto che benessere delle persone e successo aziendale non sono elementi distinti – uno funzionale all’altro – bensì aspetti diversi di un unico principio, nel quale l’azienda e le persone che vi lavorano rappresentano un’unica realtà indivisibile, dovrebbe essere costantemente impegnata su due fronti. Da un lato quello esterno, relativo appunto alle condizioni di lavoro – non solo dal punto di vista ambientale e retributivo, ma anche da quello che attiene alla soddisfazione e alla realizzazione delle aspirazioni personali – e dall’altro quello che potremmo definire interno, che fa riferimento a tutto ciò che ciascuno può fare, individualmente e in prima persona, per incrementare il proprio benessere e la propria capacità di far fronte alle inevitabili tensioni e difficoltà che ogni lavoro comporta.

È in questa chiave che una disciplina come lo yoga, con la sua comprovata efficacia e se proposta nel giusto modo, può candidarsi a diventare, a tutti gli effetti, una presenza “ufficiale” e stabile nella realtà aziendale. Non si tratta però di premiare o gratificare i collaboratori offrendo loro un weekend di yoga e meditazione all’insegna del relax o con l’obiettivo di consentire ai partecipanti di “fare un’esperienza”. La singola esperienza, per quanto coinvolgente e piacevole, è destinata a non lasciare alcuna traccia, se non come ricordo, e dunque si rivela del tutto inutile a produrre cambiamenti reali e duraturi nella qualità di vita e di lavoro dei partecipanti.

Ciò che realmente occorre, allora, è far entrare lo yoga in azienda “dalla porta principale”, anziché da quella “di servizio”, e far sì che possa “abitarci”, anziché passare fugacemente come una delle molte novità – più o meno “strane” – che di tanto in tanto attraversano come meteore il cielo aziendale, puntando più sulla curiosità che su solide evidenze. Lo yoga no. Non è una “novità”, dato che esiste da qualche migliaio di anni, e non è una “curiosità”, stante la sua diffusione ubiquitaria e crescente. Né certamente mancano le evidenze o le testimonianze a favore.

C’è però un altro aspetto, finora non esplorato, che potrebbe ulteriormente giustificare la presenza ufficiale di questa disciplina nel mondo del lavoro e delle imprese, ed è la sua potenziale utilità formativa.

Perché lo yoga in azienda?

Oltre il benessere: lo Yoga come Formazione

Un aspetto, quello di cui stiamo parlando, che – se ben gestito da istruttori che possiedano, oltre a una solida esperienza di pratica e di insegnamento, anche una sufficiente conoscenza del mondo aziendale – potrebbe portare lo yoga a qualificarsi, a tutti gli effetti, come una disciplina formativa, laddove a questo termine si faccia corrispondere un’azione volta ad acquisire particolari competenze psicologiche e comportamentali utili, oltre che a livello personale, anche nell’ambito lavorativo e professionale. Una formazione, quella offerta dallo yoga, particolarmente preziosa in quanto esperienziale pura, dato che in essa l’apprendimento avviene in modo diretto, tramite la pratica e l’esperienza.

Più che attraverso un approccio di tipo metaforico, nel quale l’esperienza stessa acquista valore attraverso i collegamenti che si possono creare a posteriori, infatti, l’azione formativa si esplica qui attraverso una forma di apprendimento diretto e non mediato, quasi “fisico”, secondo una modalità che si potrebbe riassumere come: imparare con il corpo, imparare dal corpo. Il nostro corpo, che può essere, in questa chiave, insieme oggetto di studio, fonte di comprensione e strumento di cambiamento, e che può rappresentare, di volta in volta un amico, un partner, un alleato o un concorrente, un collaboratore poco motivato da coinvolgere, una risorsa o un’opportunità da cogliere, un problema (uno dei tanti che si incontrano durante una giornata di lavoro), il contesto, lo scenario, la situazione esterna con la quale confrontarsi, un obiettivo da raggiungere, un serbatoio di potenzialità da scoprire, da portare alla luce e da realizzare.

Ecco allora che accanto ai benefici che possono essere ottenuti a livello personale, quali:

  • un aumento del benessere psicofisico, con un’importante riduzione del livello di stress e un incremento del livello globale di energia e vitalità un allungamento muscolare, e una maggiore elasticità, mobilità e flessibilità a livello articolare
  • un rafforzamento del sistema immunitario
  • un aumento della resilienza
  • uno sviluppo della consapevolezza e della “presenza mentale”
  • un maggiore equilibrio emotivo e lo sviluppo di un’attitudine positiva
  • una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità

Ce ne possono essere altri, non meno importanti, che più direttamente attengono al contesto aziendale, come:

  • una migliore capacità di gestire i conflitti, con se stessi e con gli altri
  • l’attitudine a ricercare l’eccellenza nei processi, piuttosto che il raggiungimento di un obiettivo “ad ogni costo” (spesso a discapito della qualità)
  • la capacità di restare nel presente (qui-e-ora) e di mantenere la mente e l’attenzione interamente focalizzati sulla situazione attuale e su ciò che si sta facendo, senza farsi condizionare dal passato o dal futuro
  • una maggiore attenzione e concentrazione, evitando la distrazione e le “interferenze mentali”
  • la capacità di auto-distanziamento e di gestione delle emozioni negative
  • una migliore gestione dell’ansia anticipatoria
  • un miglioramento nella comunicazione, nella relazione e nel lavoro in gruppo
  • la tensione al miglioramento continuo.

In questo modo, quella potenzialmente offerta dallo yoga si qualifica come una formazione integrale, in quanto volta al potenziamento di abilità e competenze preziose sia a livello personale che nell’ambito lavorativo e professionale, ma anche come una formazione olistica, poiché nel suo rivolgersi alla globalità dell’essere umano non può che riconoscerne l’unità essenziale e funzionale.

                                                                                                                                                  Vittorio Mascherpa

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