Proporre lo yoga ai bambini richiede un approccio molto diverso dall’insegnamento dello yoga agli adulti – l’educatrice e insegnate di yoga Clemi Tedeschi, autrice di Piccolo Yoga, ormai un classico dello yoga per l’età evolutiva, in questo articolo ci descrive le caratteristiche dello yoga per i bimbi e i suoi tanti benefici.
Abbiamo avuto occasione di tornare a parlare di yoga, bimbi, apprendimento e inclusione con Clemi e con l’illustratrice Maria Teresa Falabella in occasione dell’uscita del loro nuovo progetto, Cucciolo Yoga: un prodotto editoriale molto originale per giocare con lo yoga, un serie di divertenti schede pieghevoli che sono al tempo stesso fiabe, un gioco di stickers rimuovibili, un libro da colorare e uno strumento didattico per imparare la scrittura e le lingue.
5 domande a Maria Teresa Falabella e Clemi Tedeschi
Leggi la prima parte dell’intervista sul blog di Gruppo Macro
Maria Teresa, nei libri di yoga siamo abituati a vedere per lo più illustrazioni realistiche. Come è stato rendere con chiarezza le posizioni yoga avendo come modelli un ippopotamo e una giraffa? A quali illustratori o libri di yoga ti sei ispirata, nel processo?
Maria Teresa Falabella – Ancora una volta il gioco diventa una chiave di accesso. Ogni bambino è unico e il processo di identificazione in termini visivi è paradossalmente più diretto se il personaggio è “diverso” dal reale ma ha dei tratti umani riconoscibili e comuni. Nel campo della fantasia tutto è possibile, così Lillo e Lalla sono due animali umanizzati dagli arti e dalla postura su due piedi, uno più basso e cicciotto, l’altra più alta e magra, ma entrambi flessibili e agili. Questo per trasmettere un messaggio di accessibilità e inclusione.
Per rendere le posizioni con chiarezza io e Clemi ci siamo incontrate e abbiamo giocato. Clemi ha fatto da modella mentre io schizzavo e fotografavo le posture; poi assieme abbiamo selezionato le posizioni da abbinare ad ogni testo. Abbiamo pubblicato solo la metà del lavoro, dodici sequenze complete, ma ne abbiamo già altre dodici pronte. Non ho utilizzato altri libri di yoga, ma mi sono lasciata ispirare da tanti illustratori. Sono una fan di Charles M. Schulz, il creatore di Peanuts e del famoso Snoopy, ma anche di Bill Watterson, l’ideatore di Kalvin & Hobbes, così come da Art Spiegelman, divenuto famoso per la sua graphic novel Maus e tanti altri che giornalmente mi ispirano. Quello che mi attira di ognuno di loro è l’apparente semplicità della loro linea, l’utilizzo dello spazio e soprattutto il fatto che ognuno di loro ha creato i propri personaggi autoriali utilizzando ed includendo gli animali.
Come è stato collaborare con Clementina Tedeschi? Quanta parte di ciascuna di voi c’è nelle avventure di Lillo e Lalla?
MTF – Sai quando nei film si vedono i personaggi che incontrano i loro se più piccoli? Credo che sia proprio quello che è successo quando io e Clemi ci siamo incontrate. Abbiamo entrambe visto e riconosciuto quelle due bambine. E così abbiamo iniziato a giocare e sognare assieme dedicando spazio e tempo al divertimento. Anche se Lillo e Lalla nascono come evoluzione visiva di un percorso grafico e non sono direttamente ispirate a noi due, sicuramente ci rappresentano bene. Un po’ per la somiglianza fisica, io più rotonda e bassa e lei più magra e alta, è un po’ anche grazie alla riproduzione e rivisitazione dei nostri incontri e delle sequenze che abbiamo praticato assieme attraverso Lillo e Lalla. Sarò sempre grata a Clemi perché collaborare al progetto di Cucciolo Yoga mi ha offerto il pretesto per selezionare e unificare le mie competenze grafiche rivolte ai bambini. Clemi e io abbiamo personalità diverse, ma ci accomuna l’amore per la condivisione della conoscenza nei confronti dell’infanzia, così come l’intensità che mettiamo quando ci immergiamo in un progetto.
Ami viaggiare, ti sei formata e hai lavorato in molti paesi diversi. Quanto hanno influito le tue esperienze all’estero nel tuo lavoro di illustratrice per bambini?
Sicuramente moltissimo, anzi direi sono state fondanti. Quando vivi viaggiando in diversi paesi, comunicare assume spesso connotazioni inconsuete. In primo luogo, sei immerso all’interno di una lingua la cui grammatica va oltre il significato letterale delle parole e si estende alla cultura. Devi necessariamente metterti in relazione con “altro”, qualcosa che prima non c’era e adesso diventa quotidiano e in qualche modo, anche se non sai come, farà parte di te. Quando si arriva in un paese nuovo e non si conosce la lingua, ci si sente come se si dovesse rinascere e riapprendere tutto, come se quello che si è imparato fino a quel momento non potesse essere utilizzato. In sottili giochi di accostamento e distanza si devono trovare strategie di comunicazione che funzionino, e spesso si tratta di codici non verbali. Cito un pedagogista di Reggio Emilia che secondo me ha profondamente capito i bambini: “Il bambino/ ha cento lingue/cento mani /cento pensieri /cento modi di pensare /di giocare e di parlare…” (Il bambino è fatto di cento, Loris Malaguzzi). Illustrare per i bambini significa quindi offrire una fruizione di più lingue contemporaneamente. In Cucciolo Yoga Lillo e Lalla parlano con il corpo e con le loro espressioni, parlano italiano sulle facciate frontali e inglese sulle facciate sul retro dei libretti, rivisitano la narrativa non verbale attraverso gli sticker e infine ma non in ultimo, sperimentano tutto attraverso il movimento loro corpo.
Il mio augurio per il futuro è che i bambini che avranno in mano Cucciolo Yoga apprendano divertendosi e che Lillo e Lalla possano trovare altri amici e altre lingue con cui giocare per viaggiare sulla carta e, chissà, magari attraverso altri materiali, per raggiungere tutte le lingue e i bambini del mondo intero.
Cucciolo Yoga, Macro Edizioni
Lillo, l’ippopotamo arzillo e Lalla, la giraffa che balla giocano a stare in equilibrio e a diventare un albero, una barchetta e una campana. La busta contiene 4 libri per giocare con lo yoga seguendo le avventure di Lillo e Lalla, raccontate con illustrazioni colorate e filastrocche in rima, in italiano e in inglese.
Sul retro di ogni storia, poi, ti aspetta anche un’altra sorpresa: tanti stickers per imparare l’inglese e poter parlare con gli amici di tutto il mondo.
Clemi, tutte le storie di Lillo e Lalla sono sia in italiano che in inglese: come è nata l’idea di tradurre le filastrocche?
Clementina Tedeschi – Da anni allieve dei miei corsi di formazione collaborano con scuole dell’infanzia che utilizzano la lingua inglese come lingua prevalente, altre inseriscono progetti di yoga in francese e tedesco. Mi sono resa conto che il metodo Yoga per Crescere è particolarmente efficace per l’apprendimento di una seconda lingua.
La motivazione è che nella scuola della provincia di Brescia il flusso di extra-comunitari è iniziato verso la fine degli anni ‘80. Il tema dell’Intercultura in tutti i suoi aspetti, linguistici, psicologici e culturali, mi ha sempre coinvolto. Già dai primi flussi mi sono occupata di strategie inclusive. Nelle mie classi attualmente la componente di alunni di madre lingua straniera supera il 50%. Il clima amichevole, distensivo e divertente che si crea nella seduta di yoga è ideale per l’apprendimento. I bambini stranieri imparano meglio l’italiano e tutti quanti imparano meglio l’inglese.
Le storie di Lillo e Lalla mi sembrano perfette per essere “giocate” in autonomia dai bimbi, ma anche per essere accompagnati nella lettura da un adulto. Cucciolo Yoga può essere anche un utile strumento per gli insegnanti di yoga e gli educatori?
CT – Cucciolo Yoga è un ottimo strumento pratico per insegnanti e genitori. Nella mia scuola abbiamo attivato un progetto annuale che abbiamo chiamato Yoga for learning. Proponiamo giochi preparatori, poi introduciamo le filastrocche in italiano e poi in inglese. Nell’ora di musica l’insegnante le ha trasformate in canzoni. L’insegnante di inglese riprende il testo inglese con esercizi, conversazioni e canzoni in inglese ispirate agli animali e agli elementi delle filastrocche. Le illustrazioni aggiungono fascino, facilitano la comprensione-memorizzazione delle sequenze da parte dei bambini e anche da parte degli insegnanti che collaborano con me ma non praticano yoga.
Ho testato questo approccio per molti anni, rimanendo in contatto coi bambini e col cambiamento. Lo trovo particolarmente gradito ed efficace. Provare per credere.
Leggi la prima parte dell’intervista sul blog di Gruppo Macro